Dalla rabbia all’idea
Talk con Antonella Di Girolamo – Mese della fotografia di Roma
29 Marzo 2019
Libreria L’Altracittà – via Pavia 106 ROMA
Cos’è la rabbia ?
la rabbia è un’emozione peculiare del mondo animale, compreso l’umano.
È una “Irritazione violenta prodotta dal senso della propria impotenza o da un’improvvisa delusione o contrarietà, e che esplode in azioni e in parole incontrollate e scomposte” (en.Treccani)
Ma è negativa o positiva? Dipende.
Possiamo sicuramente pensarla negativa quando esplode e diventa distruttiva per noi stessi e per gli altri.
Ma la rabbia, essendo un’emozione che ci appartiene, è inevitabile provarla; se si riesce a esprimerla in maniera produttiva e assertiva, può, addirittura, diventare positiva e liberatoria.
Per fare questo è necessario conoscere le motivazioni scatenanti e scoprire i propri reali bisogni.
La sofferenza, che diventa insofferenza, molto spesso è all’origine della rabbia e della collera.
Caratteristica dell’intossicazione da rabbia è l’avvelenamento della mente che spesso contamina e anche il corpo.
Chi di rabbia ferisce di rabbia perisce.
Come tutte le emozioni non vanno trattenute, bloccate o respinte ma solo “governate”.
Come farlo? Ognuno troverà il suo modo.
Questo è il mio: affido la mia rabbia alle foto e al fotografare.
La forte energia di questa emozione la indirizzo verso un progetto fotografico e la utilizzo per buttarla all’esterno.
Urlare al mondo la fotografia; arte silenziosa ma non muta.
A volte è solo sfruttando un’energia così forte che trovo il coraggio e la forza di dire la mia.
“Dire la mia” ovvero canalizzare la rabbia in una comunicazione forte, assertiva, chiara e diretta, ma non distruttiva né aggressiva, può farci conquistare la libertà, l’indipendenza e la quiete, che dopo la tempesta sarà sicuramente ed efficacemente fertile.
Una delle domande che qualche volta mi viene rivolta è “ma come ti è venuta quest’idea?” solitamente con un leggero moto e/o espressione di stupore
Come nasce un’idea, un progetto, una foto che vuole essere liberatoria?
La risposta, non raramente, è “mi arrabbio”.
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