Niiiinaaaailfazzolettoooooooo…
© testo e foto di Antonella Di Girolamo
A 14 anni non si hanno le rughe.
È certezza.
Eppure improvvisamente appaiono sul suo volto.
Prima sulla fronte, per tutta la sua larghezza, orizzontali e parallele, due o forse tre.
Quasi in contemporanea, eccone una piccola, tra le sopracciglia, verticale, alla radice del naso.
A 14 anni non si hanno le rughe.
Non è più certezza.
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Nella grande cucina, spazio vitale e sempre attivo, la GRANDE TV parla.
Improvvisamente l’attenzione di Nina viene catturata dalla sottile scatola televisiva che suggerisce i comportamenti da mettere in atto per la prevenzione sanitaria da CoronaVirus.
Nina, girato il volto verso la TV, sgrana gli occhi e si ferma, immobile in quasi ogni suo muscolo.
Anche i pollici, che solitamente si muovono a velocità intergalattica, sono come congelati. Non picchiettano più sullo Smartphone.
Nulla possono i richiami all’attenzione della sua amica con la quale sta chattando.
“Ehiiiii”
“Nina ci sei?”
“Nina rispondi”
Ma Nina è congelata, lei e i suoi pollici.
Tutti i muscoli sono fermi, tranne quelli intorno alla bocca che, muovendosi impercettibilmente, spostano gli angoli delle labbra verso il basso.
Il viso comincia ad avere un’espressione quasi schifata. Anzi, MOLTO SCHIFATA.
Ed ecco che la scatola televisiva scatena la Madeleine di Nina Bambina.
“Niiiinaaaailfazzolettoooooooo…..”
Le parole si fondevano in un’unica parola dalle molte vocali. Questa formula la sentiva non di rado e l’estensione della voce della madre poteva essere da soprano o da contralto, dipendeva dalla tempistica in relazione ad una sua azione.
La voce era bassa e profonda, da contralto, con le vocali allungate e morbide, come la Erbarme dich di J.S.Bach, dalla Passione secondo Matteo, quando sua madre, come se le avesse letto nel pensiero, bloccava l’azione prima che potesse portarla a termine.
E si ritrovava con il braccio a mezz’aria, il gomito piegato ad angolo acuto mentre il polso, reclinato verso il basso, disegnava un angolo retto.
La mano, afferrato il polsino dell’abito, era pronta a strusciare sotto il naso, rapida e fulminea, ma non così tanto da anticipare il richiamo di sua madre.
Il memento arrivava calmo e lento, se scendeva di 2 ottave raggiungeva una profondità avvolgente, quasi da basso.
“Niiiinaaaailfazzolettoooooooo…..”
E subito un fazzoletto si materializza davanti al suo viso
“Grazie”
Insieme al fazzoletto arrivava anche la spiegazione materno-scientifica “Non ci si pulisce il naso con la manica perché tutti i germi del raffreddore vanno lì e se noi poi mettiamo il giaccone o la maglia nell’armadio i germi poi rimangono nell’armadio.
Meglio usare il fazzoletto, così quando è sporco lo possiamo buttare nel secchio. Ricorda che devi avere sempre un fazzoletto in tasca”
I fazzoletti di carta avevano sostituito completamente quelli di stoffa, quelli che una volta lavati e stirati, la nonna li riponeva nel secondo cassetto del comò, vicino alle mutande di cotone a costine, quelle grandi e bianche, e vicino alle canottiere, sempre grandi, quelle che avevano la forma del seno.
La teoria materno-scientifica l’aveva convinta, l’utilizzo del fazzoletto di carta entrò nella sua vita come una abitudine indiscutibile.
A 4 o 5 anni pensare che questi germi, batteri e virus avrebbero fatto festa nel suo armadio fu convincente più di ogni minaccia di punizione.
“NINA – IL – FAZZOLETTO – !!”
Cambio di registro, le parole erano scandite nettamente separate. Perché sua madre da contralto diventava soprano leggero?
Questo accadeva quando, a volte, lo starnuto arrivava così repentino che non dava il tempo di preparare il fazzoletto, l’esplosione delle goccioline di Flugge era più veloce della chiamata all’ordine. Stessa frase ma registro diverso.
“NINA – IL – FAZZOLETTO – !!”
“nonhofattointempoooo”
“ALLORA metti la mano davanti alla bocca e poi ti vai subito a lavare le mani!!!!”
Il tono, estremamente acuto, non aveva nulla da invidiare alla Regina della notte ne Il flauto magico, di Mozart.
Il lavoro di “abitudinare” era stato lungo, perseverante e paziente.
Ma perché dopo un decennio, improvvisamente questo ricordo appare vivido come se non fosse passato il tempo?
La memoria, quella involontaria, si risveglia così apparentemente senza ragione.
Qualcosa, come una schioppettata, distrae Nina dal suo chattare e la fa viaggiare nel tempo.
Ma cosa sta accadendo nella scatola televisiva che scatena il blocco di Nina e la sua espressione schifata? i suoi ricordi sulle norme igieniche di base perché tornano?
LA GRANDE TV parla “…e se dovete starnutire fatelo all’interno del gomito, perché se si starnutisce sulle mani poi mettete i virus e germi ovunque toccate, meglio farlo all’interno del gomito” e viene mostrata la posizione e l’azione con grande compiacimento e soddisfazione.
Nina perplessa, mimando un conato di vomito “Bleah!! Che schifo !!! Evvaiiiii ! Così mocciolo e catarro sulla manica della bella giacca di lustrini e paillettes !! Complimentoni!! Che schifo!!”
Nina non viene convinta.
In cucina una frase uguale ma diversa.
“Eleeeenaaaailfazzolettooooo…..”
Nina distoglie sguardo e orecchie dalla scatola televisiva e, guardando la sorella più piccola, si rivolge alla madre
“grazie mamma”
Questa è una fake story, nulla è vero.
Forse.
Commenti
Però che verve!! Complimenti!!
Grazie !!
Delizioso!
Grazie mille !
Perfetta e avvincente ! Continuerò a leggerti
Grazie mille !