ABITO NELL’ABITO
testo e foto: © Antonella Di Girolamo
Abito nell’abito
“Sì ogni anno è la stessa storia, mi fai fare un giro e poi devo tornare al mio solito posto.”
“esci e prendi un po’ d’aria senza lagnarti! Sai che detesto i piagnucolii”
“non piagnucolo, dentro e fuori, sempre come e quando pare a te”
“finiscila”
“perché mi hai preso con te se non ti piace il mio colore? ”
“testa di…moro molto chiaro, sì in effetti a me non è mai piaciuto il marronechiaro”
“razzista! ridammi la libertà di andarmene”
“non è ancora giunto il momento”
“schiavista”
“piantala!”
“ma Alma, tu sei anche troppo grande per me”
“posso cambiare anche a velocità velocissima”
“seh vabbè, Alma il tuo immobilismo è diventato un macigno, una zavorra”
“silenzio!”
“ok rimarrò in silenzio, obbedisco ai desideri di SuaMaestàAlmadiSpagna”
Alma nasce in una fresca mattina di giugno. Senza piangere né urlare.
“che pasa? porque bambina no pianse?” chiede la madre preoccupata che, a seconda del tasso di ansia, mixa italiano e spagnolo, sua lingua madre.
“Non piange perchè è un’anima calma” l’ostetrica con il tono di chi che ne ha viste tante “signora sta benissimo, è una bambina calma, sana e bellissima” mentre appoggia la neonata, avvolta in una beata tranquillità, vicino al viso della puerpera.
“mi alma” sussurra la madre
“sì, è proprio una bambina calma” interpreta l’ostetrica.
Così nasce Alma. Anima calma.
Blanca, sua madre, era venuta in Italia per lavoro e per amore vi si era stabilita. Mi amor, l’uomo della sua vita, non le aveva mai fatto rimpiangere le spiagge di Vigo e l’infinito oceano e l’arrivo di Alma era stato il terzo punto per un triangolo equilatero perfetto.
La loro esistenza non aveva avuto grandi scossoni e Alma, con calma e determinazione, dopo gli studi si era trasferita a Londra per lavoro e per amore vi si era stabilita.
Il triangolo equilatero si era trasformato in isoscele, mai scaleno.
Tornava a trovare i suoi genitori ogni estate “Mi Alma”, mia anima, continuava a sussurarle sua madre nell’abbraccio all’aeroporto.
Gli occhi di Mi amor, scintillanti come le stelle nella notte di alta montagna, fotografavano la scena nella mente per nutrire la sua anima.
Alma anima calma.
Poi quell’anno il sussurro si fece più leggero, quasi impalpabile, e l’abbraccio fu come il soffio di un velo di zucchero. Gli occhi del padre più opachi. Blanca era dimagrita. Tanto.
La stanza dell’ospedale era singola, così Alma poteva stare tutto il tempo che voleva. Ma il tempo non sarebbe stato quello che lei avrebbe voluto.
Alma lo sapeva.
Sua madre stava morendo, i medici erano stati molto chiari, nessun intervento era possibile.
La zona che ospitava l’Innominabile non era operabile e l’Intruso non era cacciabile.
Solo chemio.
Sua madre rifiutò la chemio. Non mangiava e dimagriva. Morì.
Sua madre rifiutò la chemio. Così anche Alma non mangiava e dimagriva. Alma non morì.
Poi arriva il momento. Quel momento.
Il triangolo si è spezzato. Alma e Mi amor due punti di una retta debole e curva sotto il peso dell’assenza.
Dopo gli atti di rito, due ECG, la dichiarazione del medico e la richiesta della cartella clinica, è necessario liberare la stanza. Negli ospedali i posti letto non possono far respirare i morti. Questo è il compito della camera ardente.
Così Alma prende il borsone e inizia a vuotare in comodino e l’armadietto. Contenitori di metallo, senza spigoli e di quel materiale non ben identificabile, facilmente e velocemente disinfettabile ad ogni partenza.
Il portafoglio e i suoi documenti nel cassetto del comodino, il cellulare e il suo libro e poi la bottiglietta di acqua, e poi il succo di frutta, e poi il bicchiere, e poi il cucchiaino, e poi i fazzolettini di carta e poi…
Mi amor è lì seduto sulla sedia, ma lui non c’è.
Un respiro profondo e Alma apre l’armadio per prendere le ultime cose.
E lei è lì.
Quella camicetta marrone l’aveva comprata per sua madre nei mesi precedenti, quando Blanca era già dimagrita tanto.
Il funerale, le condoglianze, la tumulazione.
Le conversazioni di rito.
“era così giovane, ma come ?” le chiedevano “Fegato” era la risposta.
Che strano, Alma si rese conto che le domande compassionevoli per la morte di qualcuno a causa dell’Innominabile, non avevano, come risposte, frasi articolate ed esplicative come “una brutta infezione polmonare che ha portato complicazioni respiratorie e cardiache” oppure “ un ictus che ha leso in maniera irreversibile le zone principali del cervello e le complicanze sono state fatali” o anche “uno stato grave e avanzato di diabete con complicazioni renali dopo anni di dialisi e trapianto impossibile per la situazione cardiaca”.
Ma nel caso dell’Innominabile bastava dire l’organo e tutti capivano.
Come ? Intestino
Come ? Stomaco
La comprensione era immediata.
Innominabile, come il manzoniano nemico, questa volta senza possibilità di ravvedimento.
La camicetta marrone è ancora nell’armadio.
“Niente da fare. E’ troppo stretta” Alma pispigliando a se stessa mentre tenta l’annuale test.
La camicetta è stretta, Alma non si chiede se le piace, irrimediabilmente stretta. Ormai sono passati anni. L’aveva comprata per Blanca, durante il suo ultimo anno qui, più di una decina anni fa. Lo ricorda bene. La taglia 40 era quella che stava bene anche a lei.
Poi, negli anni, Alma aveva ripreso il suo peso regolare.
“ok rimarrò in silenzio, obbedisco ai desideri di SuaMaestàAlmadiSpagna”
Il silenzio era solo per pochi minuti, poi riprendeva il battibecco.
“Non rimanere impigliata a me. Rischi di rimanere inutilmente prigioniera di oggetti illudendoti che abbiano altri poteri”.
“silenzio!”
“non sono la lampada di Aladino! Le tue carezze non faranno fuoriuscire nessun magico genio per poter esaudire desideri! Desideri…se mai ti ricordi cosa sono e come si fa a desiderare”
“taci”
“Lasciami andare, lei non c’è più”
“forse se tengo te, non lascio lei. Rimani tu e rimane lei. ”
“nessuno abita negli abiti, i tuoi loro sono in ogni tua cellula e tuo pensiero.”
“basta così”
“Liberami. Liberati!”
“Ok ti lascerò andare, ti regalerò, ti donerò. Ti libererò. Domani.”
—
Questa è una fake story, nulla è vero.
Forse.
Commenti